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stefano ix scisma

Stefano IX, già abate di Montecassino, grande intellettuale del suo tempo, fu l’ultimo papa tedesco prima di Benedetto XVI.

Papa Stefano IX, al secolo Federico di Lorena, era un tedesco di origine nobile, letterato e considerato tra i mediatori più influenti dell’epoca in cui visse. Nel febbraio 1051, venne notato dal papa e questo gli consentì di diventare bibliotecario e cancelliere di Leone IX, che stava cercando di mediare sulle grandi differenze sorte tra la Chiesa latina e quella greca. I due culti già dal IV secolo d.C. cominciarono a presentare differenze sempre più evidenti, prima fra tutte l’utilizzo della lingua per l’appunto, infatti va ricordato che il greco non veniva più utilizzato in Europa occidentale. Inoltre le due chiese avevano visioni diverse su una moltitudine di argomenti, dalle politiche per i matrimoni dei sacerdoti, al ruolo del Papa, ai sacramenti in generale. Queste numerose contraddizioni in termini facevano vacillare da tempo i rapporti fra le due realtà che vivevano in aree di influenza completamente differenti.

I cristiani del culto greco erano parte dell’Impero Romano d’oriente che resse fino al XV secolo, i cristiani latini invece -dopo la caduta dell’Impero Romano d’occidente- cominciarono sempre più a subire l’influenza del principale regno romano-barbarico che si impose sulla scena politica occidentale: il regno dei Franchi. Innegabile è infatti l’importanza del riconoscimento al re dei franchi Carlo Magno, da parte di papa Leone III, del titolo imperiale. La frattura politico-religiosa ha quindi radici antiche.

Dal 1051, quindi, Federico rimase sempre a fianco del papa e condivise con lui un pontificato travagliato. Per merito della sua formazione e delle qualità che gli venivano attribuite fu designato per partecipare con Umberto di Silvacandida e Pietro di Amalfi all’ambasceria inviata a Costantinopoli nel 1054 a confrontarsi con le Chiese orientali. Il viaggio non era certamente breve, per arrivare da Roma a Costantinopoli -l’attuale Istanbul- si impiegava un mese circa. Nel frattempo le condizioni di salute di Leone IX si aggravarono ed egli morì senza conoscere il responso dell’ambasciata, un esito storico che portò alla scissione definitiva delle due confessioni religiose.

Lo scisma in una parola: filioque

Il dibattito teologico tra le due Chiese verteva principalmente sulla “questione del filioque”: la parola aggiunta al Credo Niceno per confermare la processione dello Spirito Santo attraverso Gesù Cristo.

Il filioque fu inserito per la prima volta nel Concilio di Toledo nel 587 per contrastare l’eresia ariana che toccava l’ambito trinitario. In quell’epoca, l’arianesimo era molto diffuso e l’aggiunta di una specifica sulla natura divina di Gesù il nazareno era vista da alcuni come necessaria per contrastare gli eretici. L’uso si diffuse poi in Francia, anche se tra alcune incertezze, e si diffuse poi poco per volta in tutte le liturgie latine di rito romano.

La disputa sul filioque portò le due delegazioni a scomunicarsi a vicenda e fu quindi una delle ragioni dello scisma d’Oriente, venendo poi considerata come dottrina eretica dalla Chiesa Ortodossa.

Da allora la Chiesa Cattolica prega così:

“…Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio…”

Dallo scisma al soglio pontificio

Al ritorno dall’Oriente, poiché il papa era morto e la situazione politica non era favorevole, Federico preferì ritirarsi dalla scena pubblica per farsi monaco a Montecassino. Tuttavia la prematura morte dell’imperatore Enrico III, impresse una svolta alla carriera di Federico: il 23 maggio 1057, forse grazie all’appoggio dell’amico Umberto, egli fu designato abate di Montecassino. Fu nominato cardinale dal nuovo papa Vittore II a Firenze  il 24 giugno dello stesso anno. Il corso degli eventi subì un’ulteriore accelerazione: papa Vittore II morì a sua volta e i cardinali scelsero Federico quale suo successore. Eletto il 2 agosto, fu consacrato l’indomani e assunse il nome del santo celebrato in quel giorno. Il suo amico Umberto fu posto a capo della Cancelleria.

 “Ipse est pax nostra” un motto eloquente

Quello di Stefano IX fu un pontificato breve, poiché morì il 29 marzo 1058 a pochi mesi dalla sua elezione. Non ebbe il tempo di estendere la propria azione riformatrice alla Chiesa, ma il motto che si era scelto ci lascia pochi dubbi sulle sue intenzioni. La frase “Ipse est pax nostra” è tratta dalla seconda lettera di San Paolo agli Efesini, di cui riportiamo un brano al fine di comprendere il messaggio di Stefano IX nel contesto politico-religioso che abbiamo descritto:

“Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito.”

A quanto pare quindi la separazione dei due culti aveva lasciato un segno profondo nell’animo di Federico, che probabilmente puntava a riunificare i seguaci di Cristo.

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