
Montagna Spaccata
La Montagna Spaccata di Gaeta è da secoli oggetto di miti e racconti più o meno famosi, ma fra di essi si nasconde anche una vera e propria “bufala”.

Foto di Daniele Capobianco
Il mito della morte di Cristo
La leggenda più diffusa è sicuramente quella tramandata dalla tradizione cristiana. Secondo quest’ultima alla morte di Gesù di Nazareth il cielo si sarebbe coperto e un grande sisma avrebbe scosso tutta la Terra, in quella occasione la montagna a picco sul mare di Gaeta si sarebbe divisa in due grandi blocchi di roccia lasciando un’insenatura alle limpide acque del Golfo.
Storie di pirati e di increduli
La rientranza naturale divenne un nascondiglio ideale per i pirati fin dall’antichità. Fu utilizzata anche dalle bande di saraceni durante le loro incursioni sulle coste pontine, facendo della grotta sottostante la montagna il loro covo, da cui l’antro prende il nome: la Grotta del Turco. Di questi temuti invasori uno in particolare entrò nel mito.
Si dice infatti che uno di questi pirati, venuto a conoscenza della genesi del luogo, non vi credette. In quello stesso giorno però, appoggiandosi ad una delle pareti per scendere nell’insenatura la sua mano affondò nella dura roccia resa miracolosamente duttile dall’intervento “divino” a causa della sua miscredenza.
La “bufala” di Giordano ed Etele: la rete attribuisce un falso mito alla montagna
Con lo spopolare dei siti che trattano della Montagna Spaccata di Gaeta si è giunti in breve tempo a contaminare le vere leggende locali.
Infatti qualche sprovveduto cercando online ha trovato questa leggenda sulla Montagna Spaccata, che tuttavia si trova in Veneto in provincia di Vicenza. Un caso di omonimia facilmente arginabile che tuttavia si è sparso in rete come una vera e propria bufala.
Gli elementi che ci hanno indotti a sospettare di questa versione trovata online sono principalmente tre:
1) Giordano viene indicato come un montanaro termine abbastanza insolito per un pontino;
2) L’amante viene investito da un flusso d’acqua e questo fa pensare ad una cascata;
3) Il segno più lampante, Etele viene descritta come una Anguana, una ninfa tipicamente alpina!