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Ciociaria da bere: la Ratafia ciociara

un liquore a base di amarene selvatiche (visciole) tipico della Ciociaria.

Caratterizzato da una gradazione alcolica variabile tra i 20° ed i 22°, ha un colore rosso intenso ed un caratteristico profumo di amarene e frutti di bosco.

La sua origine sembrerebbe risalire agli inizi del ‘900. Si narra infatti che venisse usata già prima della guerra mondiale come antisettico per bambini ed anziani, e come digestivo e rimedio per vari disturbi fisici.

Ciociaria e tradizione

La tradizione popolare invece pone la sua nascita ancora più indietro nel tempo. Addirittura all’epoca di ambasciatori e regnanti, i quali erano soliti suggellare gli accordi brindando con questa bevanda esclamando “Pax Rata fiat” da qui il nome Ratafia.

Quale che sia l’esatta origine, la Ratafia ha di sicuro radici lontane che si intrecciano con le storie e tradizioni ciociare. A testimonianza di ciò una ricetta di fine Ottocento scritta a mano dalla signora Maria Coletti Sipari è conservata nell’archivio privato Buriani di San Donato Val di Comino. Nella ricetta si legge: “Amarene chilo uno, vino rosso buono litro uno, spirito un quarto, zucchero un quarto. Aromi: cannella e pezzetti di noce moscata. L’infuso si mette per quaranta giorni al sole, poi le amarene si pressano al torchietto e si fa il liquore.”

Ma come si prepara la Ratafia?
Si inizia con il lavaggio delle visciole sotto l’acqua corrente. Le stesse vengono poi poste all’interno di un recipiente di vetro a chiusura ermetica, ricoperte di zucchero ed esposte al sole per 40 giorni. Terminato il tempo di esposizione al sole il recipiente viene aperto ed il succo di scolatura recuperato attraverso un colino.

In quanto alle dosi le nostre nonne sono molto precise. Per ogni litro di succo estratto vanno aggiunti 0,25 cl di alcol a 90° o vino rosso e 300 g di zucchero. A questo punto il tutto viene imbottigliato e messo a riposare per 2 mesi.