
La balia ciociara
un mestiere antico che ha reso celebre il territorio del basso Lazio,
La balia è uno dei mestieri anticamente più ricercati nel nostro territorio, ora quasi dimenticato a causa della connotazione negativa che ha assunto a metà del secolo scorso.
Origine di un mestiere: il baliatico
Il baliatico era il compito affidato ad una donna di umile estrazione sociale il fine di accudire e allattare i pargoli delle famiglie benestanti. Detto baliatura dalle nostre conterranee, ha reso famosa la Ciociaria per la quantità di balie fornite alla Capitale.
Le balie prestavano i loro servizi nel momento in cui le madri naturali dei neonati non avevano latte per nutrire il proprio bimbo, per problemi di salute della stessa madre o -più semplicemente- per moda.
Difatti l’esplosione del fenomeno baliatico si ebbe tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900 divenendo in breve tempo un vero e proprio status symbol per le famiglie ricche.
Non sorprende che il periodo coincida con la grande rivoluzione industriale che arricchì la nuova classe borghese. Questa vedeva crescere le proprie possibilità di scalata sociale all’aumentare del proprio potere d’acquisto e del capitale accumulato.
Difatti il modello britannico era dominante e dettava le regole del “mondo civilizzato”: stabiliva i prezzi dei prodotti di consumo, specie se provenienti dalle Indie; regolava le mode sull’abbigliamento e -non da ultimo- esportava il modello di educazione “vittoriano”.
Secondo questa scuola di pensiero i bambini non erano altro che adulti in miniatura incapaci di realizzare sé stessi, improduttivi in un’era di repentini sconvolgimenti economico-sociali e per questo relegati a una funzione del tutto marginale nel mondo degli adulti, che preferivano affidarne le cure a terze parti come precettori o -per l’appunto- balie.
Identikit di una balia ciociara
Le ricche famiglie di città furono presto affascinate dal modello educativo delle donne ciociare, severo, ma amorevole. La forza delle donne contadine, dovuta al duro lavoro nei campi, la loro alimentazione salubre e l’estrazione da ambienti intatti, come la campagna dell’epoca rispetto alla malsana città, le rendevano ideali per svolgere tale incarico.
Si pensava che questo stile di vita genuino influenzasse il latte della donna e di conseguenza la sana e robusta costituzione dell’infante. Tali elementi potevano non bastare a garantire l’assunzione della giovane donna, difatti bisognava superare una serie di controlli e di analisi per essere ingaggiate dalle famiglie più in vista della città.
Per selezionare le balie dei propri figli le ricche famiglie si rivolgevano alle mammane dette in dialetto “senzane“. Talvolta, dopo l’allattamento, le balie restavano presso la famiglia ospitante prendendo il nome di “balie asciutte” poiché si occupavano della cura del bambino senza però allattarlo. Così intere generazioni provenienti da famiglie della Roma “buona” furono allevate dalle famose balie ciociare.
La balia nella cultura letteraria e cinematografica
Il principale esponente del verismo italiano, Giovanni Verga, cita il mestiere di balia nelle sue Novelle, rappresentando con la sua ben nota oggettività la dura realtà che vivevano queste giovani donne strappate alla povera, ma tranquilla, vita contadina e catapultate per necessità nella frenetica città industrializzata. Proprio a Verga si rifà Marco Bellocchio col suo film “La Balia” del 1999, presentato al 52° Festival di Cannes.

Scena del film “La balia” di Marco Bellocchio
Il film “La balia” su Rai Play
Fabio P.
23 Agosto 2022 at 17:00Donne vere, disposte afare sacrifici enormi per la loro famiglia!
Onorea tutte le donne ciociare!!