
L’incendio di Faragola
il fuoco consuma la dignità di un popolo
Tra le colonie cassinesi in Capitanata si ricordano l’antica Troia, fondata sulle rovine di Aecae, ed Ascoli Satriano, già Ausculum, unite da legame indissolubile con Montecassino soprattutto nelle vicende politiche dell’epoca Normanna. Di conseguenza queste antiche città rientrano in quel territorio amministrato da Montecassino e sintetizzato nel frammento “Kelle Terre” preso dal Placito Cassinese. Non può essere quindi un caso che si debba parlare della “fara” longobarda di Faragola che sopravvisse al tempo ed ora in questo presente di vigliacchi non esiste più.
La stupidità dell’uomo. La sete di denaro e l’insana voglia di cancellare il tempo. Così pare e così è oggi il sito di Faragola ad Ascoli Satriano. Non bisogna dilungarsi troppo nella descrizione dell’immane disastro né tantomeno cercare tutti quei cavillosi “perché”.
Nella notte tra il 6 e il 7 settembre qualche essere privo di raziocinio e in preda solo ai peggiori impulsi ha provveduto a cancellare il tempo, il lavoro e la dignità di ogni singolo uomo che ha partecipato alla riscoperta di ciò che il tempo aveva nascosto pettinando via frammenti ma lasciando lì, in basso nel suolo, la magnificenza di mosaici, arte e pensiero. Proprio il pensiero è quello che è mancato a tali esecutori eterodiretti o volontariamente assassini della nostra cultura. La famiglia senatoria degli Scipioni Orfiti aveva un pensiero di fondo. Ritrasformare quella porzione di Daunia nella sede delle aristocrazie illuminate eredi inconsapevoli di secoli di splendore.
Dalla terra per la loro terra.
Il professor Volpe e l’Università di Foggia, ricominciando a tracciar solchi e linee, in meno di un ventennio hanno stuzzicato quella stessa terra che aveva in grembo non tesori ma il risultato del pensiero e del tempo: opera dell’uomo, nel suo tempo grazie alla propria cultura.
Il professor Volpe e l’Università di Foggia, ricominciando a tracciar solchi e linee, in meno di un ventennio hanno stuzzicato quella stessa terra che aveva in grembo non tesori ma il risultato del pensiero e del tempo: opera dell’uomo, nel suo tempo grazie alla propria cultura.
Ma oggi tutto ciò è mancato.
Oggi non vi è tempo.
Non vi è attesa e non vi sarà mai più una cultura in una terra assassinata e brutalizzata dalle mafie, dalle azioni scellerate e dalla ferinità e bestiale superficialità. Chi scrive vive il territorio come risultato delle azioni degli uomini. Non mancherà solo ogni singola tessera di mosaico. Mancherà l’inconsapevole e provvidenziale senso di appartenenza al proprio territorio ed alla propria piccola, folle e disperata, seppur sincera, storia.
Monumentalizzerei ora il sito tra lamiere contorte, fuliggine, carboni e ceneri… una Pompei dell’uomo contemporaneo, per ricordare come la stupidità e l’atrocità di pochi possano rendere davvero assurdo il nostro presente.
@Dante Sacco