
Italia: terra di piccoli anzi piccolissimi comuni in cui la vita ancora scorre scandita da ritmi antichi.
Lo sapevate che nel Lazio esistono 254 comuni abitati da meno di 5000 abitanti? Questi paesi rappresentano una ricchezza unica per il territorio regionale con il loro patrimonio materiale e immateriale di cultura, socialità e tradizioni che rischia di andare disperso a fronte di processi di spopolamento e metropolizzazione.
Oggi però vogliamo parlarvi di 10 piccolissimi comuni della provincia di Frosinone, paesi con (udite bene) addirittura meno di 1.000 abitanti. Luoghi suggestivi in cui il tempo sembra essersi fermato e che possono rappresentare una serena via di fuga per passeggiate fuori porta in questo difficile periodo di ripresa.
10 piccolissimi comuni in provincia di Frosinone
Belmonte castello (698 abitanti)
Il nome ha origine dal latino Bellus Mons, a cui fu aggiunto nel 1862 il termine Castello. Il paese si trova tra la Valle di Comino ed il Cassinate e , in passato, non è mai stato autonomo anzi considerato prima casale di Atina e poi di Terelle, fino al 1851 quando raggiunse l’autonomia comunale.
Belmonte Castello ha sempre avuto una solida fortificazione ed ancor oggi sono visibili non soltanto l’alta Torre ma anche la cinta muraria, con le sue tre porte principali ed il luogo dove sorgeva il castello, distrutto durante l’ultima guerra.
Data la sua posizione strategia fu devastato piu’ volte ma poi ricostruito nel dopoguerra, periodo in cui la popolazione emigrò per lo più all’estero.
Belmonte Castello offre un panorama molto suggestivo e la bellezza del territorio lo rende piacevole da visitare.
Curiosità del paese sono sicuramente le cosiddette “fosse”, cioè due crateri rocciosi di natura incerta profondi 130 metri e più, nel cui fondo si sente un fruscio e sgorga dai fori rocciosi un ventarello freddo, causato forse dallo scorrimento di acqua sotterranea che nessuno sa da dove scaturisce.
Colle san magno (664 abitanti)
Colle San Magno si erge a 540 metri di altitudine. Il centro storico si snoda attorno alla torre dell’antico maniero e alla chiesa parrocchiale; poi si amplia in più largo respiro a piazza Umberto I, modulata tra i palazzi di imponente fattura ottocentesca, la moderna fontana, il carro armato del monumento ai caduti, Corso Umberto con la Casa Comunale.
Tra i luoghi meritevoli di una visita troviamo la Chiesa di S. Magno, la Chiesa di Santa Maria In Cielo, Il Borgo Medievale e la Torre civica, i Ruderi del Castello di Castrum Coeli sul monte Asprano. Le vallate del paese si caratterizzano per castagneti e faggeti secolari, dove non è difficile incontrare i ruderi di case coloniche.
Il paese è inoltre famoso per i pregiati tartufi e la possibilità di effettuare piacevoli passeggiate a cavallo.

Foto di Antonio Fraioli
Falvaterra (545 abitanti)
Falvaterra è un piccolo centro medioevale posto sull’antica linea di confine tra lo Stato Pontifico ed il Regno delle due Sicilie. Per tale motivo è ancora presente nel paese il palazzo nel quale era presente la dogana dello Stato Pontificio e lungo il suo territorio erano posti una quarantina di termini, detti cippi di confine, posti tra il 1846 ed il 1847, a
seguito del trattato del 1840 tra i due stati confinanti.
Molti di questi cippi sono stati trafugati, alcuni sono stati abbattuti o spostati, ma molti sono ancora integri ed al loro posto, facendo bella mostra di sé ed incuriosendo i visitatori lungo percorsi naturali.
Il paese sorge in una importante area carsica, una zona aspra, ricca di grotte e sink hole, che hanno favorito il fenomeno del brigantaggio, con alle spalle montagne che superano i 1100 metri di altitudine, le maggiori dei Monti Ausoni, con bellissimi panorami ed una natura incontaminata.
Di particolare interesse paesaggistico e naturale è il Monumento Naturale Grotte di Falvaterra e Rio Obaco che si estende per più di 130 ettari, comprendendo tutto il bacino del Rio Obaco fino alla sua confluenza con il Fiume Sacco. Nelle grotte è possibile praticare percorsi di canyoning adatti a tutte le età.
Filettino (522 abitanti)
Filettino, con i suoi 1075 m s.l.m., è il paese più alto del Lazio. Situato nel cuore dell’Appennino Laziale e immerso nel verde del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, il Comune di Filettino è la meta ideale per trascorrere momenti di puro relax tra i paesaggi suggestivi di alcune delle montagne più alte del centro Italia, ricche di boschi, sorgenti naturali e aria pura.
Sulla provinciale in direzione Trevi nel Lazio, si incontra la Diga del Pertuso, uno sbarramento artificiale del fiume Aniene ricco di trote. La diga è contornata da una bellissima vegetazione carsica che dà origine alle Grotte del Pertuso, ricche di stalagmiti e stalattiti.
A pochi km dal paese immerso nel Parco naturale regionale dei Monti Simbruini troviamo la località sciistica di Campo Staffi, adatta sia agli appassionati di sci che di snowboard.
La piana del Campo Ceraso offre scenari incantevoli, da percorrere a piedi o in mountain-bike.

Foto da www.comunefilettino.it
Rocca d’arce (948 abitanti)
Rocca d’Arce, paese dalle origini antichissime, si trova al centro del sistema viario della media Valle del Liri, sulla più alta cima del cole, con potenti mura megalitiche ancora visibili e un castello medioevale.
Era considerata imprendibile, tanto che quando Carlo d’Angiò violò la fortezza, l’anonimo cronista ce lo presenta quasi fatto miracoloso tanto che determinò un impatto psicologico importantissimo sulle zone circostanti, che intimorite subito si arresero. Per la sua posizione panoramica può considerarsi un balcone sulla Valle del Liri.
Tra i posti meritevoli di una visita vi sono sicuramente: la Chiesa di S. Bernardo e gli affreschi della Scuola Napoletana, la Chiesa di S. Rocco, l’ Arco della famiglia Lancia, i Ruderi del castello medievale, le Mura Poligonali, la Cascata Pilella in località Valle Cautara, il Foro della roccia, la Pineta di Montenero.
Nella Piazza di Rocca d’Arce possono essere ammirate delle sculture in pietra realizzate dagli studenti dell’Accademia Belle Arti di Firenze, sotto la Guida del Maestro Vincenzo Bianchi.

Foto di Marcello Carlacci
San Biagio Saracinisco (319 abitanti)
Delizioso paesino di poche case sopra una collina posta a sbarramento di una valle, il primo nucleo di San Biagio Saracinisco sorse attorno alla chiesetta dedicata all’omonimo santo, con casupole in pietrame e paglia.
Considerato il paese più ‘segreto’ del Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise, di origine sannita, deve il nome a San Biagio, appunto, e l’attributo Saracinisco alla presenza dei Saraceni nel territorio. In località Monte Croce è stata infatti trovata una necropoli sannitica.
Vero e proprio luogo di attrazione è però il Lago di Cardito o Lago La Selva, a metà strada tra San Biagio Saracinisco e la frazione di Cardito (comune di Vallerotonda).
Il lago è un bacino di origine artificiale, situato a circa 1000 metri di altitudine e circondato da stupendi paesaggi di natura incontaminata. Il lago è accerchiato da boschi di pini, abeti e querce nei quali si dipanano numerosi sentieri ideali per escursioni e gite con tutta la famiglia. Inoltre il bacino è perfetto per praticare birdwatching e pesca sportiva.

Foto di Ugo Antonio Rea
Settefrati (729 abitanti)
Settefrati deve il suo particolare nome ai monaci benedettini, i quali vollero così ricordare i sette figli di Santa Felicita, uccisi a Roma durante le persecuzioni contro i Cristiani nel 164 d.C.
Il comune è famoso per ospitare un antico Monastero, il Santuario della Madonna di Canneto, meta di pellegrini ma anche semplici escursionisti desiderosi di trascorrere momenti di relax nella splendida valle che lo ospita.
La Valle di Canneto, presso le sorgenti del Melfa, è di notevole rilevanza oltre che per le bellezze paesaggistiche anche per le evidenze archeologiche. Durante i lavori di captazione dell’acqua per l’alimentazione dell’acquedotto degli Aurunci avvenuti nel 1958, infatti, gli scavi portarono alla luce statuette votive della dea Mefiti (risalenti al V-IV secolo a.C.) e monete di epoca repubblicana.
Tra gli attrattori turistici meritevoli di una visita citiamo: la Chiesa della Madonna delle Grazie (X sec.), la Chiesa di S.Maria della Consolazione, la Chiesa di S.Stefano, la Chiesetta di S. Felicita in località Acquasanta, il Centro Storico, la Cinta Muraria, il Versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, la Torre Medioevale e, ovviamente, il Santuario Madonna di Canneto

Foto di Daniele Silvestri @ds84phofography
Terelle (353 abitanti)
L’origine di Terelle risale probabilmente al lontano 1127 quando i Conti di Aquino qui costruirono un castello nella selva chiamata “Tirelle”, luogo perfetto per dominare dall’alto i possedimenti dei monaci di Montecassino.
A causa della sua posizione poco accessibile e lontana dalle principali vie di comunicazione, i suoi abitanti hanno goduto di relativa tranquillità potendosi dedicare principalmente all’agricoltura e alla pastorizia.
Con il tempo molti dei suoi abitanti sono emigrati, soprattutto nel dopoguerra verso l’America e il Canada, tant’è che ad oggi il paese conta poco più di 300 abitanti. Emigrati che però tornano in estate a far visita alle proprie origini.
Nel weekend o in occasioni di feste e sagre paesane, molti visitatori si recano al borgo per godere di area fresca e prodotti enogastronomici di assoluto pregio. Famosissimi i funghi, i tartufi e soprattutto le castagne di Terelle.
Il paese presenta ancora ruderi medioevali, visibili attorno alla torre del Castello. All’ingresso del paese è situtata una delle risorse naturali della provincia: un meraviglioso castagneto secolare dichiarato monumentale e tra i più belli di tutto il Lazio.
Dal paese infine è possibile raggiungere la vetta di Monte Cairo (1669m slm), la più alta della zona, dalla quale si può spaziare in tutta la Valle del Liri.

Foto di Franco Carnevale
Vicalvi (755 abitanti)
Vicalvi presenta un centro storico molto ben conservato, composto da una strada che si snoda a serpentina sui fianchi del colle, fra due file di case.
E’ dominato in alto dal vecchio Castello, nelle cui vicinanze c’è un palazzetto con portale rinascimentale e attorno diverse abitazioni abbandonate e cadenti.
Proprio il castello è legato ad una storia tanto affascinante quanto misteriosa: quella della Signora Incatenata. Nel XV secolo, durante il dominio aragonese a Napoli, nel castello risiedeva Alejandra Maddaloni, moglie di un nobile di origine spagnola che, impegnato nella guerra contro gli angioini, era spesso assente da casa.
Alla donna è legata una leggenda che racconta di amanti fatti misteriosamente “sparire” e di una fantasma che ancora sembra aggirarsi per il borgo. Per saperne di più leggi il nostro articolo.
La collina su cui sorge il centro storico è sormontata dal monte Morrone ( mt. 970 s.l.m. ) sui cui è ben visibile Fossa Licia, una dolina di origine carsica. La località San Francesco è caratterizzata dalla presenza del Convento di San Francesco che ha ospitato il Santo di Assisi durante uno dei suoi viaggi.

Foto di Luca Bellincioni
Viticuso (309 abitanti)
La storia di Viticuso è legata, così come molti altri piccoli centri del basso Lazio, a quella dell’abbazia di Montecassino.
Il centro agricolo fu difatti fondato nel primo Medioevo dai monaci benedettini e doveva servire da approvigionamento alimentare per l’abbazia. I monaci lo chiamarono quindi “lacus vettis clausus”, ovvero lago chiuso dalle cime dei monti.
Il paese aveva un suo castello, costruito dai signori di Venafro ma poi devastato completamente prima dal terremoto e poi dal conflitto mondiale.
Il territorio di Viticuso è di per se un ambiente verde, vi sono tantissimi percorsi turistici attraversabili a piedi, con bici o con fuoristrada. Il paese ospita una pista ciclabile che offre un bellissimo percorso tra vampi, boschi e pascoli.
Inoltre molto frequentato è il Parco Eolico (che parte da Via S. Antonino e raggiunge Monte Maio), una centrale di energia eolica che oltre ad avere una importanza economica è diventata un punto di attrazione per gli appassionati di trekking e natura.
Foto di Franco Carnevale
Giovanni Iaboni
5 Giugno 2020 at 14:59Gran bel lavoro. Complimenti
Francesco Giovannone
24 Settembre 2020 at 7:28Un di’ sarebbe bello ritornare ad uno di questi luoghi incantevoli della mia terra natia, Ciociaria. Grazie Franco Carnevale.