
Da Formia a Gaeta
Il viaggio continua tra storia e cucina
Continua il viaggio attraverso il Golfo di Gaeta… Dopo il racconto che ci ha portato a vagare da Ventotene a Minturnae attraverso donne e personaggi mitici, oggi vi proponiamo il secondo di un viaggio in tre atti, alla scoperta delle due perle del Golfo: Formia e Gaeta

Gaeta, foto di Fausto Forcina
Non è facile ora lasciare Minturnae ma l’Appia va assecondata, tra i banchi precari di frutta ed i piccoli episodi di traffico caciarone e nevrotico dell’estate che rendono il viaggio reale, umano e senza tempo.
Un viaggio all’insegna di una inconscia flânerie deve esser necessariamente fatto di ed in tempi diversi, rallentando anche il ritmo del viaggio, scrutando piccoli orizzonti ed infervorarsi del subito dopo.
Così gustando il paesaggio dell’uomo, l’Appia ti prende per mano mostrandoti la Mola di Gaeta, teatro di una battaglia combattuta in un altro 4 novembre quello del 1860, tra l’Esercito delle Due Sicilie e quello del Regno di Sardegna, durante l’assedio di Gaeta.
Un episodio contorto della storia, che tra sangue e rovine, contribuì indiscutibilmente alla creazione dell’Italia Unita. Qui è l’Angioina Torre di Mola, imbiancata come lo è un volto di attore dalla cipria dello spettacolo; da qui si slancia, spalle all’Appia, sul Golfo di Gaeta e sugli approdi facili, Hormiae appunto.
La predisposizione all’ospitalità marittima è nascosta nel nome. Formia era ed è approdo dal mare e dalla terra. Ed è questa porzione di Italia, tra Formia e Gaeta, che si combinano le anime del mare e della terra nell’impasto della tiella, che è femmina ed è piatto di porto, focaccia nella quale cuoce e incendia il polipo col pomodoro che viene sacralizzato dall’olio prodotto con la cultivar delle olive Itrane.

La Tiella di Gaeta
Banalmente è il tegame di cottura a dare il nome a questa degna compagna di viaggio anzi direi di sosta nel viaggio. È nota come tiella di Gaeta, si mangia e si trova anche a Formia, non è avvezza a campanilismi.
@Dante Sacco, Progetto Summa Ocre