
Pizza Gaeta
una curiosità sulla nascita della pizza che non ti aspetti!
Ed eccoci arrivati al terzo ed ultimo atto del nostro sorprendente viaggio attraverso il Golfo di Gaeta! Dopo il racconto che ci ha portato a vagare tra Ventotene, Minturnae e Formia tra storie di donne e ricchezze architettoniche… chiudiamo il cerchio con la perla del Golfo.
Gaeta, la Repubblica Marinara che contendeva le rotte marittime con Pisa ed Amalfi. Gaeta è madre della pizza, o meglio il tratto di Appia che stiamo vivendo era battuto anche nel X secolo e concedeva di poter consegnare pizze.

Foto di Gianluca Di Fazio
Scivoliamo per un attimo tra le pagine del Codex diplomaticus Cajetanus. Siamo nell’ Anno del Signore 997 e viene dato in locazione un mulino sul Garigliano e l’affitto venne commisurato in denaro, carne di maiale ma soprattutto in “duodecim pizze”. Esattamente così vennero definite, pizze come noi le definiamo. Tali pizze erano dovute al proprietario nei giorni di Pasqua e Natale e da mangiare nella Gaeta Bizantina, sede del console di Bisanzio, governata anche da un tal Docibile II che cercò una alleanza con i Saraceni e che spinse i propri interessi ben oltre il Tirreno, ponendo le basi per quei rapporti culturali che resero unico e vitale il Mediterraneo del decimo secolo.

Foto di Paolo Di Tucci
Ma per non interrompere di colpo il viaggio approdiamo a Gaeta, sfidiamo Monte Orlando tra le architetture bizantine, gli opifici borbonici ed il kastrum trasformato nel castello angioino aragonese. Qui la lava è nelle basole stradali, i muri rosso borbonici sono corrosi da salsedine e vento. Si lascia l’abitato e si sale in vetta del monte, tra macchia mediterranea e resti di fortificazioni militari. I segni del bombardamento sabaudo si fondono tra le rovine di ville romane e un santuario di cui resta menzione in una iscrizione che paradossalmente parla di una culina ovvero una cucina costruita nel II secolo a. C. a servizio di un santuario romano.

Foto di Giovanni Soligo
Lasciamo il cibo da parte, continuiamo il viaggio che qui diventa escursione. Sulla sommità ci aspetta il mausoleo di Lucio Munazio Planco, console romano nato forse a Tivoli o ad Atina, come le confuse fonti ci indicano, e visse e morì a Gaeta. Sappiamo che nel 43 a. C. il Senato Romano, su indicazione di Cicerone gli affidò il compito di fondare Lugdunum, l’attuale Lione. Tale era l’importanza del personaggio. Ma qui ed ora, al cospetto del suo mausoleo, al tramonto, veniamo presi da un viaggio differente e ci sembra di intravedere ancora la nave di Enea, profugo che getta l’ancora nella baia, lascia per un attimo la nave esclusivamente per concedere la degna sepoltura al corpo dell’anziana nutrice Caieta.

Foto di Francesco Iodice
Si ferma per poco e riparte. Di ciò restano il racconto di Virgilio ed il nome di una donna troiana che ancora oggi da il nome all’insenatura ed alla storia. Mentre per noi non resta che collezionare altri aneddoti ed altre assonanze ora che da Monte Orlando lo sguardo e la fantasia ci portano ad unire il Mediterraneo, la Turchia, la Francia di ieri e di oggi con questa striscia esile di territorio posto tra l’incompiuto mare Mediterraneo ed gli insoliti monti Aurunci.
@Dante Sacco, Progetto Summa Ocre
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