
Da Ventotene a Minturnae
continua il viaggio tra storie di donne e bellezza
Oggi vi proponiamo un racconto, il primo di un viaggio in tre atti tra Minturnae, Formia e Gaeta, alla scoperta di aneddoti e personaggi che hanno consacrato alla storia questo lato del mar Tirreno.
Non importa se vieni dal nord o dal sud, seguendo l’Appia o le strade interne. Non importa se scegli di fermarti prima nei piccoli borghi fatti di macere, fichi d’india ed agrumeti o sulle spiagge antiche di questo mare Tirreno che trattiene il tempo millenario di viaggiatori, papi, fuggiaschi e santi. Spero tu possa prendere la rincorsa, trattenendo il fiato, ed in apnea usare un po’ della insana fantasia dei bambini per cominciare questo percorso dal lato del mare.
Dall’isola di Ventotene che vide gli ultimi giorni del regicida Bresci, raccolse i pensieri del prigioniero Pertini ed il sogno europeo di Spinelli.
Ventotene, la punta di un vulcano, ove fu relegata Giulia Maggiore, figlia di Augusto, troppo romantica per restare a Roma, troppo poco matrona per continuare ad essere la devota e pietosa madre dei propri figli, Lucio e Gaio, scelti dall’imperatore Augusto come eredi. Giulia, qui destinata, rimase nella solitudine del vento con i soli gabbiani a sussurrarle il tempo e commemorare la lontananza da Roma.

I resti della villa imperiale
Qui Giulia visse in una residenza sfarzosa, qui volle una piscina sulla costa direttamente scavata nella lava nera di ossidiana e direttamente alimentata dal mare che fu di Enea e che piano, con Augusto, perdeva quelle tracce della femminilità assoluta della fenicia Astarte, che tante volte attraversò queste onde per approdare più a sud, alla foce dell’antico Lirys, antico per l’infinita umanità e per le culture che fuse.
Da Ventotene a Minturnae
Ora superi il Garigliano- Lirys che si trova per chiara e necessaria volontà idrogeologica a dividere due regioni che un tempo furono ponte e pronte a scambi reciproci. Oggi come allora è terra di Ausoni, Osci, Aurunci e Sidicini. Oggi è l’area archeologica di Minturnae.
Minturnae nata sul fiume, nata da un seno di Marica, ninfa italica che nell’Eneide è sposa di Fauno e madre del re Latino. Marica, femminile divinità delle paludi e delle sorgenti, ristorava i viandanti del mare, donava loro un ricovero ed una possibilità di riprendere il passo o meglio la rotta dopo aver fatto scorta d’acqua dolce. E nei pressi del suo santuario, in un emporio aperto sul Mediterraneo, dall’VIII secolo a. C: il mondo Greco, Fenicio poi anche Etrusco si fondevano con la terra Aurunca. Le paludi e gli approdi di Marica ebbene si perdono nel lento e limaccioso corso del fiume che si fonde col mare e verso l’interno trova la Torre di Pandolfo Capodiferro costruita sul finire del X secolo come baluardo difensivo anti saraceno.
di Dante Sacco, Progetto Summa Ocre